Ebbene sì, lo ricorderemo tutti questo 2020. L’anno del Coronavirus, l’anno in cui tutti noi docenti abbiamo abbandonato le
vecchie abitudini, la vita sociale, il caffè in sala Prof. e soprattutto la
lezione in presenza che ci dà e ci ha dato sempre emozioni. Ci manca la vitalità
dei ragazzi che ci travolge, l’amore
per questo mestiere che è unico. Il venerdì, dopo la sospensione delle lezioni,
sono tornato a scuola per prendere alcuni libri. C’era un silenzio irreale, non mi sentivo a casa. La
scuola senza parole , senza il vociare dei ragazzi non ha ragione di esistere.
E’ come la lezione nel
silenzio assoluto, di fronte a ragazzi inermi, privi di quella vitalità e
spesso vivacità che li contraddistingue.
Non ero felice! Non si può essere felici per tutto ciò, nessun docente può
essere felice, ma poi ho capito che si doveva fare qualcosa, che la scuola non
poteva finire in un’assolata
giornata di marzo. In quei giorni il nostro Istituto era in fermento perché noi docenti
condividevamo la stessa passione, l’amore per l’insegnamento
che altro non è che l’attività
mediante la quale un adulto lascia un segno, semina un fiore che presto sboccerà,
condiziona in positivo il futuro dei discenti nell’incessante processo di apprendimento. Ci siamo incontrati,
ovviamente virtualmente, e abbiamo
iniziato a condividere. Il confronto che a volte manca nel corso dell’anno perché non abbiamo le
opportunità di incontrarci in modo pedissequo è stata la nostra regola non
scritta. I giorni passavano e le classi reali diventavano virtuali, i compiti
cartacei mail in word, pdf, ppt e quant’altro. Gli alunni iniziavano ad accettare questa nuova
realtà che non avevano mai praticato e tutto
questo nasceva dal confronto tra colleghi che come membri della comunità
scientifica imparavano, sperimentavano, condividevano rendendo piacevoli le
lezioni e a volte imparavano dai loro errori. Tutti noi sentiamo la mancanza
dei ragazzi, tutti noi sentiamo il bisogno di tornare a parlare vis a vis con
quell’alunno in difficoltà che
non aspetta altro che una parola di incoraggiamento, a dibattere di questo o
quell’argomento, ma purtroppo
Covid 2019 ci ha costretto a stare lontano da loro, dalla scuola che conosciamo
da sempre. Tuttavia in questo momento il
nostro compito è molto importante, mai come adesso siamo dovuti essere delle guide, dei punti di riferimento.
Dobbiamo amare, coltivare la nostra empatia per i ragazzi, recuperare le
motivazioni di adolescenti che hanno perso alcune certezze. Dobbiamo essere
delle figure autorevoli che incoraggiano e soprattutto restano umani.
Prof. Massimiliano Baldolini
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